Un nemico ancora attuale

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Autore: Ulderico Nisticò
Titolo: Un nemico ancora attuale. Napoleone Bonaparte
Collana: Cavallo Alato
Prezzo: 15,00€

“[...] Nell’immaginario Napoleone Bonaparte è per quasi tutti un condottiero di eserciti; ma, se dobbiamo considerarlo sotto questo aspetto, Mosca, Lipsia e Waterloo sono sconfitte molto più cocenti della vittoria di Austerlitz. Per valutare la sua opera occorre affidarci allora non ai mutevoli umori del dio Marte (gli stessi che già avevano conosciuto Pirro e Annibale e che conosceranno poi i generali tedeschi del 1918 e del 1945), ma ricordare l’evidenza: la guerra essendo per lui uno strumento di politica (e non una vicenda di passione e di furia, o una finalità), l’atto politico del bonapartismo -come del suo antico modello, il cesarismo— fu l’impiego dell’esercito e dei successi militari come strumenti di governo. Insomma: “l’idea che ha incontrato delle baionette”, secondo il suo detto —per atterrare i corpi e atterrire gli animi, secondo il suo dettato [...] Quello di Napoleone Bonaparte fu l’intento, realizzato, di sopprimere le organiche articolazioni della COMUNITÀ tradizionale degli UOMINI, e di organizzare, in suo surrogato, le strutture politiche, le commessure amministrative, le giunture economiche della SOCIETÀ degli INDIVIDUI da città, dei ‘cittadini’: di predisporre, e diffondere, l’insieme dei congegni funzionali alla società borghese.

Le ‘misure di sicurezza’ della società borghese adottate da Bonaparte —e sostanzialmente poi mantenute dagli Stati ottocenteschi e in parte tuttora— impongono l’accentramento statale in politica, e 1 appartenenza dell’uomo non più a un ceto naturale ma a una classe secondo la condizione lavorativa [...] I nemici radicali di Napoleone non furono i re e politici e gli eserciti che lo affrontarono e lo subirono e infine lo sconfissero, e che poi ridisegnarono a Vienna l’Europa: essi erano, infatti, con qualche differenza, dello stesso sentire e delle stesse opinioni di Bonaparte, e venivano dalla stessa cultura illuministica; e mantennero, proseguirono i modelli di istituzioni e società di Bonaparte; come del resto, svanite cpiasi tutte le monarchie, continuano a farlo anche le odierne repubbliche [...] I veri nemici di Bonaparte furono i rurali della Vandea, del Maine e della Normandia, insorti con i loro preti. i popolani che si levarono in armi nel Tirolo, nel Veneto (celebri le Pasque Veronesi dell’aprile 1797), in Romagna, in Toscana, a Napoli (sì, quei Lazzeri che proprio Championnet definì “des héros”), in Calabria; furono i prodi guerriglieri spagnoli [...] I regimi nazionalpopolari e i pensatori tradizionalisti si dovettero confrontare, nell’elaborazione teoretica, con la rivoluzione del 1789 e quindi con Napoleone Bonaparte, da un lato vedendo in lui il modello di grande dittatore guerriero, dall’altro, e più verosimilmente, l’organizzatore dello Stato borghese e burocratico, e perciò il nemico [...]

Refrattari al maleficio dello Stato contemporaneo (il mostro-Stato prefigurato da Schopenhauer e da Nietzsche), noi ravvisiamo in Napoleone Bonaparte la funzione di suo utensile ravvivatole, di ‘vettore’ delle influenze nefaste che tale Stato esercita sull’uomo a lui assoggettato.”