La gioventù chiama gli dèi al risveglio

fine_del_mondo_valerio
Autore: Gottfried Benn
Titolo: La gioventù chiama gli dèi al risveglio. Professione di Espressionismo. Allocuzione in onore di Stefan George
Collana: Il Cavallo alato
Prezzo: 12,00€

 

PROFESSIONE DI ESPRESSIONISMO “L’attenzione che la Führung della nuova Germania rivolge alle cose dell’arte è di proporzioni incomuni. Nella sfera di questa Führung, intelligenze di primo rango si pongono la questione [.] se in poesia debba e possa esserci un valore letterario improntato alla eroicità: queste intelligenze [.] avvicinano quasi quotidianamente al pubblico l’arte, resa una faccenda politica di prim’ordine. Nonostante il turbinio di problemi [.] che fanno ressa intorno a loto, lo straordinario istinto biologico per il miglioramento razziale, che assicura il volo librato dell’intero Movimento, non distoglie mai il loro sguardo da questo problema, dal suo carattere di unicità. È qui, presagisce tale istinto, il centro di gravità attorno a cui ruota tutta la storia: l’arte in Germania, arte sotto il profilo non di esito estetico ma di qualità reale, elementare dell’essere metafisico, è questo fatto a decidere l’avvenire, questo è il Reich tedesco. Meglio: è la razza bianca, questo, l’elemento nordico di essa; questo il dono della Germania, la sua voce, il suo appello alla civiltà occidentale scivolosa e pericolante: un nuovo simbolo e sintomo, per noi, di ciò che fino a oggi l’Europa non può vedere o non vuol vedere: in quali imponenti dimensioni questo Movimento abbia assunto doveri, indossi responsabilità, sia gravato da immani conflitti spirituali, conflitti che esso affronta per il bene dell’intero continente di cui costituisce il centro [...] Adesso, qualificare [l’espressionismo] anomalo e disfattistico ed estraneo al Volk è facile, oggi che questo imponente Movimento nazionale si appresta [.] a effettuare nuovi accumuli di sostanza negli strati completamente guasti, possedendo, è chiaro, la tempra morale per gettare le fondamenta da cui può sorgere una nuova, più felice arte. Ma noi ci riferiamo a un tempo [quello dell'espressionismo] in cui questo non esisteva ancora, tutto era vuoto, un tempo in cui non lo spirito di Dio ma il nichilismo aleggiava sulle acque [...] L’Espressionismo era dunque arte, l’arte ultima dell’Europa, il suo ultimo raggio [...] Gli Elleni degli albori non avevano ancora arte: arte erano le pietre sbozzate a fini sacrali e politici, le odi su ordinazione, le riduzioni rituali in musica. All’arte, iniziata con Eschilo, ci si è dati per duemila anni, ora per essa è giunta la fine. Quel che comincia adesso, quel che prende inizio adesso non sarà più arte, è di più, è di meno: congetture, le nostre, che prenderanno corpo al più presto [.] Dalla politica riceverà il conio non l’arte ma un genere nuovo, ormai apertamente distinguibile, di uomini. Non ne ho il minimo dubbio: questa schiatta, come proprio orientamento politico, mira a quella sintesi ghibellina di cui parla Evola: le aquile di Odino che prendono il volo incontro alle aquile delle legioni di Roma. L’aquila per stemma, la corona quale mito, alcune teste superbe a vivificare il mondo. Il significato mitologico di tutto questo [.]: simboli imperiali: fiaccole e asce e il selettivo allevamento delle razze superiori, delle caste solari, per un universo a metà tra il ‘magico’ e il dorico.”