Figli di Dio, del vento e di…

Caro Diario, oggi ho scoperto di avere un cuore tenero. Ero immersa nella lettura di Repubblica, addentando come ogni giorno il mio pan dolce quotidiano, e dopo ventun pagine già salienti di loro – Beppe Grillo viola i sigilli della casa No Tav, “Vendola annuncia: correrò”, il povero Berlusca non fa in tempo a mettere piede a Portofino per festeggiare il compleanno del nipotino che come funghi gli spuntano goliardi al cupo sottofondo di ‘bunga bunga’, Cremonese-Paganese col sonnifero nel tè delle cinque della sera, manco giocassero Alice e il Cappellaio Matto contro la lepre marzolina, la mucca argentina clonata che schizzerà entro non molto latte simil-umano dalle mammelle gonfie – dopo questo e altro, insomma, a dare immediatamente le spalle ai lettini abbronzanti della Sarah Palin, giacchè non si può essere mica secondi a Obama, nella vita, quanto ad abbronzatura (li hanno poi messi in cantina o al terzo piano della casa governativa? non si è ancora capito…) due articoletti, discreti discreti, puliti puliti, almeno da fuori, che paiono scaldarsi uno accanto all’altro a piè di pagina. Da una parte Lady Gaga, a Roma a cantare per i diritti omosessuali, e va bene, tra minacciose mozzarelle di bufala che percorrono al rallentatore cieli ideali, Raffaelle Carrà sparate per le vie e Fori Imperiali (!). Dall’altra, la notizia inquietante. “Oggi 1500 nomadi in udienza da Ratzinger”. Però. Mi chino per non perdere una sillaba e leggo meglio. L’articolo inizia con un ablativo assoluto: Città del Vaticano. Mi piacciono i latinismi, proseguo. C’è subito un discorso diretto: “La Chiesa è sempre una casa per tutti voi, carissimi amici rom e sinti… vi accolgo con gioia perché, come vi disse il mio venerato predecessore Paolo VI, voi nella Chiesa non siete ai margini, ma al centro…’.” Oh Gesù. Ammetto di aver apprezzato questa apertura, sapiente dal punto di vista letterario, non c’è che dire: molto viva, molto realistica, quasi verghiana. Pareva di vederli, i carissimi amici rom e sinti, numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza. Ma, a parte le considerazioni letterarie, ho avuto un momento di stupore. So di non vantare quella che si chiama una competenza esauriente in ‘materia religiosa’ (come mi piace, questa contraddizione in termini) ma non ci doveva essere Dio, al centro della Chiesa? Che può essere successo? Hanno deciso di sfrattarlo momentaneamente, per le pulizie di primavera, visto che, possiamo ben arrivarci con un minimo sforzo di immaginazione, dev’essere, il Signore, una presenza alquanto importante? Eh, sì. Sarà andata di sicuro così. Qualcosa del tipo ‘togli i piedi dal tavolo, caro’ – anzi, Caro. E hanno messo al Suo posto 1500 zingari. Beh, c’è una spiegazione anche a questo. La grandezza di Dio. In confronto a Lui, anche millecinquecento cristiani saranno un bruscolino. Arrivati tutti in mucchio, paghi uno e prendi mille. Già. Sta di fatto che, comunque, non riesco a spegnere una cattiva sensazione. Più che sensazione, visione. Ce li ho qui sotto gli occhi, tutti e millecinquecento, sotto un cielo drammatico da Thron, Avatar o anche semplicemente Blade Runner, a rubarsi l’un l’altro ogni minimo spazio vitale, pelle contro pelle, Città del Vaticano, fiati sospesi e no bird sing. In mezzo, un cappellino bianco, uno solo, tipo quello degli gnomi, alto alto, ma con la punta piegata. È come una sensazione di tenerezza. Non so tu, caro Diario, ma io, se fossi credente, comincerei a preoccuparmi. Pensaci. Un’adunata oceanica di rom a Città del Vaticano. Ma siamo sicuri che non rubino il papa?

Dudù

13 giugno 2011