Il diavolo ha gli occhi azzurri

Evviva. Finalmente, dopo anni e anni di sovranità divina, a partire dalle oscure potenze dei primordi, passando per le risate grandiose degli dèi greci, le distruzioni rutilanti di fiamme e abisso dei nordici, i supremi sacrifici degli uomini di là dal mare, le lacrime di Cristo, siamo arrivati in secca: la barchetta in mezzo al mare, noto simbolo ecumenico, ha affondato la prua nelle sabbie dello scetticismo e si è incagliata senza speranze ultraterrene. Dio è morto, Steve Jobs pure e nemmeno Don Verzè sembra stare tanto bene. Tutto ispira insomma un’apatia da far guerra ai pesci, altri noti simboli vecchio stampo. Il ritmo del battito cardiaco rallenta; la pressione diminuisce; le macchine vanno a cento all’ora, anche le Ferrari; i milanesi cantilenano quasi sussurrando; i pedoni aspettano l’arancione per attraversare e i tram il rosso, ma non hanno il coraggio di riprendere il cammino e allora rimangono lì, fermi, finché si perdono da soli. Apatia. I clacson fanno “spleen spleen”, però non è detto che si riesca a sentirli. Una incarnazione del ‘Ma’ giapponese, lo spazio vuoto, o anche di quello all’italiana, suvvia, il ma ma ma. Finiremo come nel libro di Mc Carthy, ‘La strada’, ho pensato; oppure ancora meglio, in un articolo di Umberto Eco. Quelli della nebbia. Poi con la manovra. Uh. Tireremo fuori la nebbia artificiale, figurarsi, come la neve. Così ci copre tutti quanti e chi s’è visto s’è visto. Andiamo tutti in pensione. Andiamo tutti in pensione dentro una cassetta di sicurezza, ci chiudiamo dentro e ci facciamo tuffare in un oceano come Dafne dopo la pioggia d’oro. Le nuove tecnologie dovranno ben servire a qualcosa. Tranquillità. Calma. Pace. Apatia. Tempo libero, da tutti i vincoli terreni. Pace orario pasti e/o eterna. Referenziatissima.

E invece, come al solito mi sbaglio sempre. Io sono lì a farmi questo bel trip mentale immaginando una nuova umanità come un incrocio tra ‘Melancholia’ e ‘Il giardino delle vergini suicide’, tutti molto vuoti molto precari, degli ibridi tra i croissant classici senza marmellata e i libri di Kundera, quando mi accorgo che una spiritualità c’è eccome, e si trova a pag. 55 di Repubblica (7/dic). Abbiamo ancora dei valori, vivaddio, per esempio Tu non chiederci la parola del signore, perché non sappiamo più deciderci, ci hanno deluso tutti, politici e tecnici, e della manovra dobbiamo ancora capirci qualcosa, stiamo ravanando tra gli appunti di matematica del liceo per il calcolo delle percentuali, ma se ci chiedi che cosa non va abbiamo la risposta prontissima. Anzi, facci largo perché l’inquisizione ci piace da matti. Una cosa è certa: guai ad aspirare alla bellezza. Ah, sicuro. Guai alle pubblicità che usano il corpo femminile, ai programmi per computer che falsano in meglio il corpo femminile, a chi parla del corpo femminile, a chi sfrutta il proprio corpo femminile e, per traslato, guai al corpo femminile. Che gli prenda un bel colpo così non ci turba più. Inutile chiedersi perché Repubblica preveda un inserto chiamato ‘Salute,’ dunque, ma questo è un altro problema avvolto nelle nebbie di Eco. Dio non ci serve più, adesso che è uscito l’ultimo IPhone 4s, quello con schermo di cristallo, memoria da elefante e squittii da topolino. Ma il diavolo ci fa sempre comodo. Un diavolo snello, alto e con due terribili occhi blu.

Si è sparsa la notizia che in America hanno trovato il modo per trasformare in cerulei gli occhi scuri. Ed è già scandalo, o meglio, guerra di religione. Non tanto perché si possa rischiare la salute a colpi di laser, il sistema dev’essere perfezionato e pare che sia ancora traballante sebbene costosissimo, ma perché l’invenzione è un sintomo inequivocabile del male di bellezza. Del peccato mortale estetico. Dell’eresia dell’istinto primordiale. Del capriccio genuino. Della spinta immorale e antimoderna. Il gusto va bene in cucina ma guai a uscire di lì. E guai anche solo a farsi passare per la testa un pensiero così proibito e peccaminoso, da confessare se ancora ci fosse il luogo e il modo. “Possibile che nell’era della globalizzazione e del ‘siamo tutti meticci’, mentre in capitali multietniche come Londra e New York si mescolano razze di ogni parte del mondo, ci sia ancora una vasta richiesta per non dire un desiderio di massa del simbolo per eccellenza della specie ‘ariana’, gli occhi azzurri?” No, dai, in fondo a questo punto mi sento serena. In fondo, è meglio che gli dèi siano morti. Se ci fossero ancora, probabilmente pretenderebbero di vederli tarchiatelli e con la cellulite.

Dudù

9 dicembre 2011