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Cultrura – Rubrica delle Edizioni di Ar

“Il concetto di tempo storico sta in opposizione
all’idea di un continuum temporale”
(Walter Benjamin)

L’epoca barocca disdegna la novità e l’innovazione e legittima il mutamento solo se posto sotto il segno del ritorno al passato e della difesa della tradizione (cfr. le tesi di Rosario Villari; ciò spiega a sufficienza, per inciso, perché Huizinga definì quella olandese una “rivoluzione conservatrice”; lo stesso vale per il caso inglese). La storia pensata iuxta propria principia giunge a piena consapevolezza solo nell’età dei Lumi, con un doppio gesto, uno annichilente, l’altro promettente: il tempus novum, inteso come epoca nuova, attuale, insomma ‘moderna’ (una conferma viene dall’evidente transizione lessicale tedesca da “neue Zeit” a Neuzeit), e dunque svincolata da qualsivoglia tutela teologica, si qualifica, contemporaneamente, come irriducibilità rispetto al passato (che viene cancellato, oppure abbassato/derubricato a oscurità destinata immancabilmente ad essere superata), e come apertura a un futuro carico di attese/aspettative ‘progressive’ ed emancipative (oggi malamente mascherate dalle retoriche del ‘disincanto’ e della presunta fine delle ‘grandi narrazioni’). [leggi tutto…]

Suona singolare che quest’epoca moderna che ha perso tutto, riti, poesia, volontà, immaginazione, conservi invece ancora l’abitudine di onorare gli anniversari. Non si crede più in niente e in nessuno, ci si sente figli solo di se stessi, si vuole non dico il qui e ora ma l’oggi e basta, si scappa da tutto, compresi il proprio tempo, la propria mente, le proprie terre, eppure non si ha ancora il coraggio di spazzare via il passato, con la sua zavorra di biografie e ricordi. Di fare la mossa coerente e decisiva che alzerebbe la mongolfiera. Sembra che il passato, per quanto guardato con sospetto e con un tantino d’astio, sia una specie di oggetto transizionale; che pure l’uomo moderno slegato da tutto, cane sciolto per eccellenza, indipendente, autonomo, randagio e finalmente libero, debba trascinarsi dietro questa coperta con cui ripararsi di tanto in tanto, quando spira il vento e sente un po’ freddo. [leggi tutto…]

Io li capisco, gli stilisti e quelli che lavorano nella moda. Non dico di no. Anzi. È una categoria che di anno in anno mi fa più tenerezza. Ogni anno, quando mi capita di incontrare qualche informazione nuova sulla moda, mi ci accosto con una certa malinconica benevolenza. Perché è un lavoro poetico e insieme duro. Logorante. Quasi una missione spirituale. [leggi tutto…]

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